Introduzione performance Les Perbenistes ( Antonio Arévalo )

Il "it's just a matter of time" di Eleonora Chiesa
Prefazione al libro documentazione Les Perbenistes 24h Performance - Rebecca Container Editions 2005

Fin dalle sue prime incursioni, quanto mai attuali, sulla violenza e la guerra: Eleonora Chiesa iterata degli istanti immediatamente precedenti ad una carica della polizia durante le manifestazioni contro il G8 a Genova, da un'impostazione abbastanza anomala a quelli della sua generazione artistica . "Viviamo in una realtà alterata, mascherata dalle facciate effimere del finto benessere che la società mediatica proietta a martello nelle nostre menti, ma dietro tutto questo le vittime prodotte questo modello di globalizzazione continuano ad essere migliaia, ogni giorno".

Inizia una serie di performances incentrate sul concetto di gioco, sia in senso antropologico, sia come metafora di un conflitto in vista della sopravvivenza. E un invito a confrontarsi con le contraddizioni di questa società contemporanea, ma anche la maniera di svelare i codici di trasparenza che cancellano il lavoro significante e ne potenziano gli effetti destabilizzanti, dando il via ad una contaminazione che, attraverso la sperimentazione e la rivisitazione della propria memoria, dà voce all’autoritratto dell'uomo di oggi, lo scuote e lo mette davanti a se stesso. Un altra caratteristica e quella di fare vedere l'atmosfera che avvolge la percezione dello spettatore. La proiezione di ciò che sta accadendo a porte chiuse nella stanza della performance. Svelare i codici di trasparenza che cancellano il lavoro significante delle ideologie culturali è la prima manovra della resistenza critica che l’artista impone al fasullo supposto della neutralità dei segni. Come a volere conformare una pratica alternativa capace di configurare le dinamiche di emergenza del nuovo, ma anche l’itinerario mediante il quale il discorso dell’arte questionail ruolo che gli viene dato e l’ordine con cui lo si integra, trasbordando il limite e configurando utopicamente le forme dei futuri rapporti, che illuminano di luce propria un passato che sembrava definitivamente organizzato, per poi saggiamente invertire l’ordine e delineando ciò che qui e oggi vorrei chiamare “strategia della lumaca”, o dell’ostinazione o della perseveranza…per vivere là il proprio "it's just a matter of time", di cui parla Felix Gonzales Torres. O se preferirte chiamiamola anche resistere: un modo, cioè, di affermare una presenza, un esserci, per diritto proprio, indipendentemente da ogni licenza e convalida altrui.

Si esprime partendo dalla performance per poi dare vita ad happening complessi e stratificati, in cui azione, suono, oggetto e supporto tecnologico si fondono in ritmica sinergia per dare corpo ad un ridondante apparato visivo che costituirà in seguito pretesto di ampia documentazione fotografica, io la immagino, andando dietro nel tempo, insieme a Tazara, ad Apollinaire, imbevuta del teatro della crudeltà di Antonin Artaud, mano nella mano con Alfred Jarry.
Ha un suo dinamismo poetico con cui riesce a descrivere un mondo diviso tra un tempo colletivo e uno del tutto femminile, capace di farsi carico di ambedue le dimensioni che fondano l’esistenza; per trasformarla poi in un’utopia desiderata, abbatendo le barriere, le ipocrisie, dice : Credo purtroppo che stiamo vivendo un contemporaneo abbastanza tragico… La nostra società è basata sull’immagine e nonostante i venti di guerra o le vittime che ogni giorno soccombono tutto continua a luccicare… Penso che questa situazione drammatica e grottesca inevitabilmente si rovesci più o meno direttamente sugli animi di tutti. Perché la poesia è verbo che vuole farsi carne, cioè proposta e verifica di affermazione. La parola visiva ha bisogno di strutturarsi, di organizzarsi continuamente, come continuo è il bisogno dell’ affermazione evitando ristagni, soste prolungate, ritardi; un affanno, quasi, di precedersi e di sorprenderci, anche. E’ una diaspora interiore – in termine di tempo e di spazio – come una sorta di preambolo a un cosmopolitismo.

Eleonora affiora in termini di estrema concretezza, disseminando il discorso di cose che la fanno più simile a una mappa sulla quale sono incisi i percorsi di una sofferta condizione collettiva, piuttosto che ad un solitario cammino di una soggettività esasperata. , l’artista assume la funzione di “testimone” del suo tempo. Nel nostro caso una mappa come l’avventura di una strategia culturale; cultura nella quale si prevede o si annuncia uno strano avvenire, una sorta di premonizione, “ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento de una splendida felicità” o alla creazione di uno spazio dove la naturalezza quasi non esiste, perché la si cerca, inventandola, con la stessa disperazione con cui la cercarono i romantici che videro un paesaggio popolarsi. Abitare con artificio.

(Antonio Arévalo)
Roma Marzo 2005

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