LES PERBENISTES W011/2004
24h Performance a cura di Rebecca Container Gallery e Fabrizio Boggiano
Palazzo Ferretto, Genova

Il gioco "sporco" di Eleonora Chiesa

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Eleonora Chiesa si riconferma arista globale e complessa con questo progetto che allinea, come sempre, un elaborato e completo apparato multimediale ad una fisicità sofferta ed espressiva, due aspetti che si rafforzano a vicenda, sottolineando una verve creativa personalissima e attuale che unisce inscindibilmente razionalità e passione, lucida pianificazione e casualità interattiva, mente e corpo in toto. Eleonora lavora essenzialmente con il proprio corpo, facendone il soggetto e il motore principale di ogni sua opera, coerentissima e cosciente erede di una lunga tradizione di body-artists, in particolare al femminile, ma soprattutto coniuga la spontaneità insita nell’azione con un paziente e minuzioso lavoro di pianificazione, allestimento, scenografia e ricerca di adeguati supporti tecnologici, che fa di ogni suo lavoro un gradino e un tassello verso la mitizzata opera d’arte totale.
Con “Les Perbenistes” l’artista presenta un altro momento della sua ricerca più recente, incentrata sulle tematiche del gioco e sulle complicate e ambigue dinamiche psicologiche e interattive che scatena in partecipanti e spettatori, un discorso problematico e coinvolgente che, accantonando gli aspetti più palesemente ludici, pone l’accento soprattutto sulla competitività e sulle sue molteplici contraddizioni: in questo caso il gioco poi appare decisamente sporco, totalmente sbilanciato a favore dell’autrice, complice la sorpresa e la smarrimento del pubblico, il disagio fisico prodotto dal fondo melmoso e, last but non least, l’allestimento scenico che rimanda a ritualità di potere e sottomissione. Il richiamo a fasti e privilegi passati, oltre a connotare ambiguamente e in modo quasi onirico la performance, produce sicuramente un forte effetto spiazzante, quasi un’intimidazione nei confronti del fruitore che può facilmente sentirsi fuori posto in questa partita a scacchi truccata, dove le gerarchie paiono essere prefissate e immutabili e la stessa scelta del gioco, cerebrale ed elitario (almeno a livello simbolico), può provocare rifiuto e malessere in tanti che si sentiranno perdenti in partenza. Una bella e palese metafora di tanti aspetti relazionali e quotidiani della nostra società che ci vedono vittime di giochi di potere e convenzioni, ma, a ben vedere, una metafora molto più complessa e ambivalente di quel che possa apparire, perché le rigide gabbie di questa struttura sociale e le schematiche e geometriche caselle della sua manicheistica scacchiera non imprigionano solamente i miseri sfidanti, ma avviluppano tutti i protagonisti del gioco e “Les Perbenistes” da carnefici diventano vittime, prigionieri anche loro di mosse prefissate, soffocanti come le stecche di un corsetto settecentesco, sprofondati tutti nello stesso fango.
Gettare all’aria la scacchiera è l’unica salvezza possibile…..

( Elisabetta Rota )


Abstract dal comunicato stampa dell'evento:


L'intervento vero e proprio è stato anticipato da una pre-azione: un piccolo drappello, in abiti ispirati ad un improbabile "Tecno-Settecento", partendo dalla libreria artistica Joyce & Co, ha percorso un tragitto per alcune vie del centro storico, offrendosi agli sguardi di passanti e curiosi, per giungere a Palazzo Ferretto. Qui le stanze dell'appartamento del Doge Ferretto hanno ospitato per un giorno intero la performance della giovane artista.

Gli spettatori, alcuni dei quali si presenteranno su invito personale, attraverseranno tutto l'appartamento, nello spazio attiguo alla location effettiva dell'azione, dove è proiettato in presa diretta ciò che sta accadendo al di là della porta. A questo punto un solo visitatore alla volta potrà entrare. Eleonora Chiesa, in compagnia di tre "testimoni/complici" in costume, riceverà il fruitore in una stanza illuminata dalla luce delle candele e il cui pavimento sarà ricoperto da uno strato di argilla umida. In questa atmosfera ognuno avrà a disposizione pochi minuti per giocare alcune mosse di una partita a scacchi contro l'artista .
Tutto è concepito per far sentire immediatamente l'ospite in una situazione di chiaro svantaggio: la sfida è impari dall'inizio, a partire dalla fanghiglia che il giocatore deve attraversare per interagire con la sua avversaria, fino alla solitudine che è costretto ad affrontare, in contrasto con i "testimoni" che parteggiano evidentemente per l'artista. Il gioco è dichiaratamente sporco. In questa atmosfera visionaria il sentimento di completa estraneità e il disagio prendono il sopravvento.
Questo progetto fa parte di una serie di performaces incentrate da Eleonora Chiesa sul concetto di "gioco", sia in senso antropologico, sia come metafora di un conflitto in vista della sopravvivenza. In questo caso la lotta vede come avversari "i perbenisti" che ognuno di noi è costretto ad affrontare ogni giorno, non solo fisicamente, ma anche sotto forma di impedimenti e limiti psicologici personali. Proprio per questo motivo il gioco è "truccato" ed impari: spesso "i perbenisti" hanno (vogliono avere?) il vantaggio psicologico del "si dice/si fa" della moltitudine contro la volontà del singolo. Da qui anche la scelta della durata dell'azione: le 24 ore sono campione dell'esperienza quotidiana di ciascuno.
Come sempre nelle performances di Eleonora Chiesa, il supporto multimediale dà ancora più corpo alla già evidente potenza progettuale dell'opera. L'atmosfera avvolge la percezione dello spettatore. La proiezione di ciò che sta accadendo a porte chiuse nella stanza della performance, la sensazione dell'argilla sotto i piedi, il sonoro in loop perpetuo, la vista limitata dalla luce delle candele, il trucco, il costumi e l'atteggiamento dell'artista: dal momento in cui entra a Palazzo Ferretto il fruitore è in balia di Eleonora Chiesa e della sua opera. Suo malgrado, benché lo abbia scelto di sua volontà.
L'ambiente viene trasformato e concepito come microcosmo e opera totale, più che tridimensionale: la quarta dimensione – il tempo – viene ampiamente sfruttata come elemento fondamentale dell'azione.

( Roberta Cantarini )

>Testo Il gioco "sporco" di Eleonora Chiesa (Elisabetta Rota )

 

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