Mind_Scapes post project, Rebecca Container Gallery

( Estratto dal comunicato stampa )



Eleonora Chiesa architetta la sua azione come un regista, servendosi, come in molti altri suoi lavori, dei performers come paradigmi, stereotipi che impersonano stereotipi. 
Essa stessa lo diventa per la durata della performance. L’impatto forte sul pubblico è dato da due tipi di forze:
primo, il vero e proprio campo di energie creato dalla presenza fisica dei personaggi, dai loro atteggiamenti, dalle movenze; in secondo luogo, dalla preparazione meticolosa in fase di progettazione dell’ambiente sensoriale che deve accogliere gli spettatori e la loro esperienza.

Da un lato la dimensione live e le incognite che ne derivano, dall’altro, il controllo della percezione attraverso la pianificazione dettagliata di installazioni sonore, costumi, trucco, riprese, luci: il cortocircuito che viene innescato è di volta in volta mezzo e insieme oggetto della ricerca dell’artista.
I personaggi di Mind_scapes* sono probabili declinazioni schizofreniche della generazione contemporanea, “soggetti ambigui che possono indifferentemente abitare i sogni, gli incubi, le strade o le vetrine” della nostra quotidianità.·
Sono paesaggi mentali, senza futuro né storia perché non conoscono queste parole: figli del crollo del muro di Berlino, spettatori e non testimoni.
La loro realtà è in continuo reset. Tra di loro, il più concreto in mezzo agli altri, veri e propri simboli, è la giovane donna nascosta dietro ad una enorme maschera a gas: non ha possibilità alcuna di comunicare, non partecipa alle dinamiche che intessono le altre maschere e gli spettatori.·
Il suo mondo è totalmente interiore, la sua quotidianità è la solitudine, la lontananza dai rituali e dai rumori di tutto quanto è diverso da se stessa.

( Roberta Gucci Cantarini )
7 Ottobre  2007