Intervista su Drome Magazine 011 del 2007 - The Frontier Issue

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DROME: Come viene percepito il concetto di frontiera nel tuo lavoro?

ELEONORA CHIESA: Da un punto di vista materiale il significato di Frontiera è puramente virtuale, inventato dall'uomo per convenzione come il denaro o la proprietà privata. Mi sembra incredibile il livello di valore e d'influenza raggiunti da questo tipo di concetti astratti, tanto da essere diventati ormai indispensabili per ogni forma di società evoluta. Credo che questo chiaro punto di vista si rifletta in molti modi anche nel mio lavoro se focalizziamo il ragionamento sull'aspetto mentale del termine frontiera-confine: modificare relazioni e meccanismi sociali complessi; l'amore, la sessualità, la religione, la politica, il lavoro, ecc...
I ruoli in genere sono sempre stati soggetti a definizioni, classificazioni, delimitazioni e la sfida culturale odierna sta nel negare tutto questo, nel mettere in discussione ogni convenzione, ogni forma prestabilita. In Fault (trad.Colpa) un video che ho realizzato l'anno scorso, ho indagato proprio su questo stato di cose, concentrandomi sul rapporto vittima-carnefice, la linea sottile che divide predatore e preda, dove sviscerando meglio l'apparenza le vittime diventano complici consenzienti che non oppongono resistenza, e la colpa sta appunto in questo.

D: Le tue azioni hanno sempre a che fare con luoghi accuratamente scelti e tempi ben stabiliti. Che relazione si crea tra il luogo selezionato e il tempo consumato?
EC: Non esiste una relazione standard tra le due cose, dipende dal progetto. La tipologia del contesto ed il luogo nello specifico influenzano fortemente la prima fase progettuale che definisce il rapporto azione-spazio. Valuto un luogo fisico, non solo come fine a se stesso o per la sua efficacia estetica, ma per quello che il luogo rappresenta dal punto di vista sociale o storico. Ogni luogo in un mio lavoro performativo non è mai per caso, ma è sempre fortemente relazionato all'azione nella sua totalità. La variabile tempo è molto importante in un'azione, il tempo può essere dilatato, compresso, alterato; come per lo spazio, quello che conta è come scegliere di usare queste possibilità in relazione alla funzione ed al significato del lavoro, ho fatto performance che sono durante meno di 5 minuti come sono arrivata anche a 24 ore continuative (W011/2004, Les Perbenistes) giocando a scacchi una partita aperta contro fruitori-sfidanti che si susseguivano a ciclo continuo.

D: In Untitled_01 W009/2007 sei stata invitata ad intervenire in un evento di moda 'ModArt ..2007'.. nel progetto 'con te se ne parte la primavera' a cura di Alessandro Facente. In relazione al tuo modo di agire, quali sono gli elementi che hanno contribuito alla progettazione?....


EC: In primis ho iniziato a riflettere sul contesto ambientale e in che modo, dato il range di tempo (limitato) a disposizione, avrei potuto esprimere immediatamente il carattere del lavoro e delle figure che ne avrebbero fatto parte. In seconda battuta, come spesso in fase progettuale, ho iniziato a valutare la tipologia dello spazio fisico, una passerella, quindi uno spazio stretto e lungo sviluppato in orizzontale. Per la struttura dell'azione, successivamente, ho pensato ad una dinamica 'apparentemente comprensibile' che mi consentisse di stabilire un'immediata relazione visiva con il pubblico: 'una camminata'. Sfruttando questo elemento, in comune con la moda, ho cercato di trasformare l'andatura tipica di una sfilata in una sorta di parata. Tre elementi ben distinti tra loro ognuno con il proprio abito-uniforme hanno proceduto lungo la passerella portando con se qualcosa, mostrando se stessi e ciò che per me significavano. Ha contribuito alla progettazione, e quindi primo elemento di ragionamento, sicuramente l'abito. L'abito visto come divisa sociale, come veste caratterizzante; l'abito non come creazione di moda, ma come simbolo di potere o di appartenenza di classe.

D: Parliamo di ultimi lavori. L'utente passa da uno stato passivo ad uno stato attivo; da voyeur a protagonista; da uno stato 'tollerante' ad uno stato 'suscettibile'. In MIND_SCAPES* W017/2007 lo spettatore poteva scegliere di stare dietro un vetro o lasciarsi importunare dai performers, mentre in Untitled_01 W009/2007 può solo subire l'immagine di un cardinale che porta al guinzaglio la sua donna. Parliamo di questo.
EC: Mind_scapes* ed Untitled_01 sono due progetti strutturalmente molto diversi, il primo è stato pensato per essere totalmente multimediale e ricettivo, ho modificato lo spazio a mio piacere e secondo gli intenti: dal corridoio alla stanza con il vetro che poi ospitava la performance ho cambiato la luce, ho collocato elementi domestici come uno specchio, i divani a due posti e il tappeto rosso di plastica, poi ho posizionato la scritta al neon 'Burlesque' proprio davanti al vetro, come fosse un invito verso l'esterno, ma anche un suggerimento di quello che era parte dell'atmosfera una volta entrati nella stanza. In Mind_scapes* le persone potevano vivere l'azione e modificarla completamente, potevano subire una scena ma potevano anche intervenire disturbandola, più di uno ha indossato una maschera di gomma che avevo messo a disposizione entrando maggiormente nell'atmosfera sensuale e paranoica del live che si stava consumando, abbattendo la remora di essere riconosciuti in viso; mentre in Untitled_01 l'azione si è svolta in una spazio isolato rispetto al pubblico, la sensazione che ho provato era quella essere in una di due barricate contrapposte, quella di chi mostra e quella di chi guarda e giudica, potevo esprimere il carattere del lavoro solo attraverso il linguaggio della rappresentazione, ed è per questo che ho tracciato i personaggi in modo così deciso, dovevo essere chiara. Un ragazzo bello e altezzoso, truccato di tutto punto con un vestito di seta rosso simile a quello indossato dai vescovi, mostra quello che gradisce fare di più: esibire la sua posizione d'intoccabile, sottomettere la donna con il velo di pizzo nero contenta e orgogliosa anch'essa del propria parte, il tutto evidentemente in antitesi da quello che ci si potrebbe aspettare di logica. In untitled_01 si sono alternate figure volutamente paradossali e provocatorie per suggerire una decodifica dei ruoli delle uniformi poste in attenzione.

D: In Novela Sintetica_W007/2003 tenti di sedurre un enorme peluche aracnomorfo strisciando voluttuosa su dei proiettili. Possiamo leggerci un utopico trapasso dallo stato umano ad uno animale tramite le giunzioni dell'amore, l'erotismo e il dolore?
EC: Stato umano, stato animale; non credo ci sia molta differenza, non vedo l'uomo come animale evoluto.
Novela sintetica è un lavoro che parla di relazioni inautentiche, fondate sul materialismo e desiderio d'apparenza; una relazione grottesca, quasi anti-erotica, tra due personaggi fantocci; una figura femminile, stereotipo dell'immaginario maschile della sensualità da fumetto o da rivista erotica, prototipo di donna oggetto senza identità, e un personaggio sostituito da un grande ragno di peluche, fantoccio anch'esso statico e assente. I bossoli di proiettili stesi per terra come fossero un tappeto, un substrato su cui si muovono inconsapevolmente le persone che incarnano questi ruoli, testimonianza materiale di vittime che quotidianamente vengono ignorate.

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